venerdì 18 dicembre 2009

La gestione delle reazioni trasfusionali acute: ruolo del laboratorio

A fronte di una segnalazione di reazione trasfusionale il laboratorio di immunoematologia deve essere pronto a eseguire in urgenza le indagini che gli competono così come il medico trasfusionista consultato deve dare al più presto indicazioni per la corretta gestione del caso.(...)

Con la eccezione delle reazioni allergiche lievi, che si presentano tipicamente con sintomi cutanei (prurito , orticaria), i sintomi della reazione trasfusionale acuta sono spesso aspecifici e per questo ogni segnalazione deve ricervere la massima attenzione. Febbre, brivido, dispnea, dolori toracici-addominali-lombari, ipotensione, tachicardia possono essere provocati da diversi meccanismi patogenetici, su base immunologica, fisica o infettiva, ed essere causati dalla trasfusione ovvero da altre situazioni patologiche concomitanti.
Per questo alla segnalazione di una presunta reazione trasfusionale il laboratorio di immunoematologia deve eseguire in urgenza tutte le indagini atte ad escludere emolisi acute su base immunologia ed inviare le unità in causa per l'esecuzione delle indagini microbiologiche. Sono queste infatti le situazioni, emolisi e sepsi, in cui una diagnosi precoce permette non solo di ridurre i danni, ma anche di prevenirne ad altri pazienti (es. nel caso di scambio di sacche) . Altre indagini di laboratorio quali la ricerca di anticorpi anti-HLA o anti-Neutrofili nei donatori coinvolti (in caso di sospetto TRALI) o la rilevazione di un deficit di IgA (in caso di reazione anafilattica) potranno essere condotte successivamente in laboratori di riferimento.
Una procedura dettagliata per le gestione ed interpretazione delle sospette reazioni trasfusionali a livello di laboratorio e relativa check list è scaricabile dal sito:

http://www.box.net/shared/8zxr57rl14

4 commenti:

sparviero ha detto...

mi dici perche', se il siero o il plasma e' leggermente emolizzato, o emolizzato, la provetta non e' attendibile per una ricerca di TS.?
fammi sapere
grazie

Anonimo ha detto...

Ciao
Innanzitutto il discorso vale solo per il siero fresco, che è capace dopo incubazione a 37° di emolizzare per l'azione del complemento, ragione per cui una reazione emolitica deve essere interpretata come "non negativa". Se il siero è già emolitico si perde questa informazione. Lavorando con plasma (il complemento è inattivato) non è possibile l'emolisi e quindi il siero emolitico non può interferire nella intepretazione. Sulla vexata quaestio se con il plasma si perdono anticorpi significativi non entro perchè ognuno resta della sua opinione.

sparviero ha detto...

mi e' stato detto, che, un siero poco emolizzato pervenuto da un reparto,mettendo la provetta sulla ortho il risultato per quanto riguarda la ricerca anticorpi non e' attendibile. la letteratura dice cosi'? oppure e' la ortho in quanto legge come una macchina fotografica ?
fammi sapere perche' mi interessa a livello lavorativo.
grazie

Anonimo ha detto...

Si credo che l'apparecchio legga emolisi by default e da l'allarme , ma se il campione plasma per i motivi di cui sopra l'emolisi "pregressa" non può interferire in quanto non ne è attesa una "immune" ma solo la eventuale agglutinazione mette in evidenza la presenza di anticorpi